Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
La Geniografia
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 151, p. 3
Data: 26 giugno 1955


pag. 3




   Il mio vecchio amico francese ma di origine italiana, George Polti, ora dimenticato ma del quale varrebbe la pena di leggere almeno il libro sulle Trente¬six situations dramatiques, propose, molti anni fa, in un articolo nel « Mercure de France », la creazione di una nuova scienza che avrebbe dovuto prendere il nome di Geniografia. Questa scienza, secondo Polti, sarebbe consacrata alla ricerca sistematica della frequenza e della densità delle apparizioni degli uomini di genio nel tempo e nello spazio. Chiunque abbia studiato la storia delle civiltà deve essersi accorto che i geni di prima e seconda grandezza nascono più fitti in certi periodi e in certe regioni o contrade. Ad esempio i secoli avanti Cristo dal VI al III in Grecia e i secoli XIII, XIV, XV e XVI in Italia, furono incomparabilmente ricchi di eroi dello spirito e di creatori intellettuali. L'Attica, la Toscana, la Provenza, l'Ile de France, la Sassonia, l'Irlanda, la Vecchia Castiglia ed altre parti dell'Europa hanno generato, rispetto ad altri paesi egualmente vasti e popolati, un maggior numero di quelle che un saggista dell'Ottocento chiamò « creature sovrane ».
   A questo proposito mi ricordo che Bartolomeo Nogara, nel suo libro sulla civiltà etrusca, dimostrò, anche con l'appoggio di una persuasiva carta geografica, che le regioni dominate e incivilite dagli etruschi sono quelle medesime che hanno visto nascere, nel Medioevo e nel Rinascimento, i più perfetti artefici e i più potenti artisti italiani.
   La Geniografia dovrebbe studiare anche le cause delle alterne stagioni di fertilità e di sterilità nei felici paesi generatori di geni: istituire paralleli tra i popoli e i secoli a seconda che in essi sorgano più numerosi, via via, i geni religiosi o filosofici, poetici o scientifici, plastici o politici.
   Nessuno, che io sappia, ha ripreso l'idea di George Polti ed è un vero peccato, perché questa nuova scienza potrebbe insegnare parecchie verità non inutili agli storici e, forse, anche ai critici. Più volte m'è venuta la voglia d'intraprendere le ricerche desiderate dal mio vecchio amico ed ho riempito di appunti, di nomi e di date, centinaia di fogli. Ma poi la Geniografia è rimasta, come cento altre opere mie, un sogno che sta ricoprendosi di polvere nei colombari di legno del mio ambizioso ma ormai inutile archivio.


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